MARMOLADA ... LA REGINA DELLE DOLOMITI!

Per molti la Marmolada è in assouto il simbolo delle Dolomiti, di contro, osservandola con un po' di attenzione è davvero un'eccezionale eccezione nel Giardino di Dolomia.
Infatti si differenzia dai suoi "sudditi" per due caratteristiche assolutamente peculiari:
- è calcarea ... ecco il perchè di un'arrampicata del tutto diversa dalle circostanti pareti dolomitiche
- possiede l'ultimo ghiacciaio "degno di nota" dell'area dolomitica.
Insomma ... la Marmolada con le Dolomiti c'entra ben poco!

La storia alpinistica di questa meraviglia inizia nel 1802, data a cui risale il primo tentativo certo di raggiungimento della sua vetta (scusate, ma il termine conquista mi fa inorridire!), ma bisogna attendere 62 anni per vedere tracce d'uomo sulla vetta!
I fratelli Angelo e Fulgenzio Dimai, bravissime guide alpine di Cortina, accompagnano l'instancabile Paul Grohmann in questa fantastica avventura!!!

Oggi il loro itinerario viene quotidianamente ripercorso da innumerevoli cordate (e da qualche imbecille slegato) per poter assaporare il gusto di una salita tipica dell'alta montagna in un contesto famoso solo per la roccia verticale.

Il tutto inizia dal margine occidentale del lago Fedaia, direttamente dalla diga, da dove possiamo scegliere se salire da subito a piedi verso il Rifugio Pian dei Fiacconi, oppure, vivendo un'esperienza singolare, "a bordo" dei meravigliosi bidoni, capaci di raccontare un turismo d'altri tempi tra le nostre montagne!!!



Quale che sia la nostra scelta, ci ritroviamo al Rifugio Pian dei Fiacconi, ai piedi del ghiacciaio in un'atmosfera davvero unica!
Avete presente come spesso viene declinata la parola rifugio? In Dolomiti non è raro abbinarla ad ambienti super raffinati, menù incredibili, ambienti tra il barocco ed il ladinico, avventori sempre meno "adatti" al contesto in cui si trovano ... Insomma uno spaccato di vita di pianura tristemente (e per i gestori faticosamente) traghettato tra le crode!
Qui la storia è diversa, nessuna musica fintamente tirolese, ma del buon reggae di sottofondo, ragazzi di lingue e dialetti diversi che ti accolgono con il loro sorriso, un buon caffè ed un'ottima fetta di torta, un gestore che sa ancora dare il giusto valore alle quattro chiacchere con i viandanti che incrocia ... insomma è un luogo in cui ci si sente a casa, in cui se il tempo gira male ci si può rifugiare ... niente di incredibile, ma tutto assolutamente vero, genuino ed indimenticabile!

Lasciamo il rifugio con l'idea di farvi ritorno per il meritato premio al rientro dalla cima.
Si risalgono le lisce placche calcaree, levigate dall'azione a pialla del ghiacciaio (i secchioni le definirebbero "montonate"), dove fino a qualche decennio fa c'era ancora uno strato di ghiaccio e che oggi invece, impaurito dal riscaldamento globale, si è rifugiato a quote ben più alte. Occorre infatti camminare una mezz'oretta per poter mettere imbrago, ramponi, legarsi e piccozza alla mano, muovere i primi passi sul ghiaccio.
La prima parte supera subito una piega un po' ripida che consente di capire quanto bene funzionino i ramponi; superatala ci si ritrova al Pian dei Fiacchi, a circa 3.000 metri, dove tirare il fiato e guardarsi intorno è d'obbligo!
La salita si dirige ora verso il grande anfiteratro roccioso che sostiene Punta Penia e che raccoglie, come le quinte di un teatro, la parte alta del ghiacciaio.


A seconda delle annate i crepacci possono far sorridere o inorridire (2015!) con buchi neri che ci ricordano che, fino a quando non si scioglierà del tutto, quello della Marmolada, rimane un vero ghiacciaio!
Comunque sia, la traccia, con direzioni diverse a seconda delle condizioni, arriva a toccare le rocce, ove, da qualche anno ormai, una vera e propria ferrata, permette di superare un salto di un centinaio di metri senza troppe difficoltà. Una volta il cavo non c'era, per aiutare gli alpinisti vi erano solo alcuni puntoni di ferro che richiedevano al capo cordata una certa dimestichezza con rocce e ramponi ... Il nuovo che avanza ... o forse avanzano qualche centinaia di metri di cavo ...


Fuori dalle roccette siamo sulla Schiena di Mulo, dove un tempo arrivava anche la Parete Nord, uno scivolo di ghiaccio oggi ridotto ad un liscio sistema di placche e ghiaino ... Ma qui non c'è tempo per rattristarsi, la sensazione è di volare, lo sguardo può davvero correre, dalle cime dell'Ampezzano, al gruppo del Sassolungo/Sassopiatto, fino alla cresta di confine con l'Austria.



Ancora un quarto d'ora e la croce di vetta, il punto più alto dell'area dolomitica è nostro!!!
Impossibile non fermarsi per guardare, ascoltare, ascoltarsi ...


Ultima tappa di questa salita è la dovuta sosta alla Capanna Penia, un luogo incredibile, dove quattro lamiere, tanti spifferi e ancor più la passione del gestore sanno regalare un angolo di coccole a 3.342 metri ... Lo strudel lassù per me è un rito, un rito di rigraziamento a chi, non certo per danaro, è pronto ad accoglierti, ad ascoltarti, appunto ... a coccolarti!
Molte volte saliamo lassù proprio perchè consapevoli che possiamo contare su di un'isola nel mezzo del vento, del freddo e della neve; eppure, se la giornata è bella, se non è necessario, molti dimenticano del valore di questa vecchia e stanca capanna e se ne tornano a valle ... senza le sue coccole! Io amo la Marmolada!


Marmolada - Via Comune Versante Nord (P. Grohmann, A. e F. Dimai 28 Settembre 1864)
Dislivello 700 metri circa
Difficoltà PD
Tempi di salita 2 - 3 ore
Attrezzatura: imbrago, casco, ramponi, piccozza, kit da ferrata ... curiosità e voglia di godersela!!!

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